Sturani (1967: 18) mise in evidenza anche iconograficamente i caratteri diagnostici offerti dall'endofallo totalmente estroflesso e gonfio nel genere Carabus; egli iniettava aria con una siringa ad ago ipodermico nell'orifizio basale dell'edeago (previamente ammorbidito per 24 ore in camera umida e poi trattato in potassa al 10% e successivi passaggi in acido acetico e acqua). Quasi contemporaneamente Meurgues & Ledoux (1966: 661-669) proposero un metodo simile utilizzando una miscela di gelatina, glicerina e ossido di zinco che permette la permanenza in estroflessione per un tempo sufficiente a disegnare o fotografare l'endofallo stesso.
Io propongo il seguente metodo: la siringa e' alimentata con pasta dentifricia a rapida essiccazione; occorre scegliere un ago del calibro giusto (che dipende dal calibro dell'orifizio basale dell'edeago); si fissa l'edeago sull'ago con del filo sottile, inumidito. Per regolare l'operazione di iniezione uso uno strumento apposito (il "sertisseur" usato dai medici nel quale e' contenuta la siringa carica; girando con cautela la virola del "sertisseur" il pistone della siringa vien fatto avanzare molto lentamente (fig. 1) e la pasta dentifricia inizia ad estroflettere l'endofallo; se durante l'operazione (da farsi al binoculare stereoscopico) si notano bolle d'aria all'interno dell'endofallo occorre rimuovere l'edeago dall'ago e, premendo sull'endofallo con pinze leggere a punta piatta, far uscire la pasta da dove e' entrata; l'operazione fa uscire anche le bolle d'aria.
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Si riprende poi l'operazione di riempimento sino al limite di resistenza delle pareti dell'endofallo eliminandone le pliche; in questa fase occorre operare con la massima cautela per evitare che l'endofallo scoppi. Fatto cio', si espone l'endofallo totalmente gonfio ed estroflesso al calore di una lampadina da 60 W; durante tale operazione occorre imprimere ancora qualche giro alla virola per mantenere al massimo il rigonfiamento. Una volta consolidatasi la pasta dentifricia il preparato puo' esser conservato a secco per molti anni senza che si verifichino contrazioni, fissandolo su cartoncino allo stesso spillo del pertinente maschio (fig. 3).
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Il metodo funziona anche per l'allestimento di consimili preparati delle borse copulatrici delle femmine. L'operazione ovviamente e' piu' agevole su esemplari freschi o uccisi con mezzo non irrigidente; su esemplari secchi, il successo e' meno sicuro anche se l'ammorbidimento e' fatto a regola d'arte. Le limitazioni del metodo sono determinate dalle dimensioni dell'edeago e dell'insetto e quindi dai calibri disponibili per l'ago ipodermico; puo' servire anche per altri Carabidae (ad es. Nebria, Pterostichus, Chlaenius ecc.) e per Dytiscidae di dimensioni non inferiori a quelle di Agabus; con opportune prove puo' usarsi anche su altri gruppi con architettura dell'edeago non molto discosta da quella degli Adephaga.
O. Berlov. Preparati permanenti a secco dell'endofallo nel genere Carabus L. (Coleoptera, Carabidae). // Boll. Soc. ent. ital., Genova, 1992, 124(2): 141-143, 4 figs.